sabato 23 febbraio 2008

(Parentesi) Pecore Nere

Speriamo di non vedere manifesti del genere per le nostre strade. Questo qui sopra è comparso nel 2007 in Svizzera. Ciò ha scatenato la reazione dell'ONU e di alcuni stati, che ha considerato inaccettabile la campagna elettorale della UDC svizzera.
Ma la madre degli idioti è sempre in cinta, così il medesimo manifesto si è ripresentato (con grande fantasia dei pubblicitari, bisogna dirlo) poche settimane fa in Spagna.


Non resta che augurarci che questo morbo xenofobo non imperversi in Italia (o meglio non giunga a questi livelli).

venerdì 22 febbraio 2008

PierFernando, triste Re cattolico

Il bianco crociato conduce armato del vecchio scudo la sua battaglia. Risoluto nelle parole. Deciso nelle azioni. Chiaro nell'esprimere la necessità impellente, ripetendo anche in questo manifesto "E' ora..."

W la semplicità


















Parentesi nordica con due manifesti curiosi. Il primo, uno spettro del passato che spaventa, atterrisce con il simbolo.
Il secondo ci ruba un sorriso, con la sua triviale immediatezza. Simbolo. Cognome-simbolo. Verbo imperativo in caratteri cubitali.
Due manifesti che paiono studiati apposta per premiare e coccolare l'elettore tipico dei rispettivi partiti, proponendo qualcosa che senz'altro gli sarà gradito.

Carità cristiana

Il povero Casini ispira una grandissima compassione in questo megaposter elettorale. E' ora di premiare chi ha prestato lunghi anni di servigi al Padrone, chi ce l'ha messa tutta, chi ha ingerito più di qualche volta l'amaro calice, chi ha ingoiato il rospo, chi un tempo era sottomesso, ma che ora si trova indipendente, si trova solo e cosciente di meritare qualcosa di più.
Se il voto fosse una monetina glielo daremmo tutti piuttosto volentieri, a questo brav'uomo che ci guarda negli occhi, umile ma con il braccio teso in modo deciso, in un giorno di pioggia.

La Santanchè (ci) crede

Devo confessare che la prima volta che ho letto il cartello ho pensato di essere affetto da dislessia, mi sembrava d'aver letto "Io ci credo". In realtà penso che più che dislessia si sia trattato di un lapsus freudiano. Tralasciando di commentare un eventuale scenario fantapolitico con la Santanchè presidentessa (di qualsivoglia ente/società/istituzione) , dobbiamo dare atto che effettivamente sul suo volto si può leggere una qualche ombra di convinzione in ciò che sostiene, in ciò per cui "lotta". Eppoi questa foto in bianco e nero... evidezia tutta la drammaticità, tutto il phatos delle affermazioni. L'ultima noticina andrebbe, volendo proprio, al casto ma presente décolleté...

La Bistecca e il Bisteccone


















La battuta è troppo facile ma va ugualmente fatta... trovate le cinque piccole differenze...
Non c'è che dire, gli esperti di marketing de "L'Italia dei Valori" hanno ben pensato di puntare su una immagine concreta, la bisteccozza che certamente deve aver colpito la proverbiale semplicità di Di Pietro. E certo è piaciuta anche agli esperti di marketing di "Italiani nel Mondo" che in qualche maniera, con un risultato forse non altrettanto riuscito, hanno tentato di emularli. E certo non si può negare che De Gregorio, come recita il manifesto, abbia il coraggio di apparire, in tutta la sua interezza...


giovedì 21 febbraio 2008

La Marcia del Popolo

Il leader del centro destra invece, fortunatamente, preferisce non comparire direttamente con il proprio volto nel primo manifesto elettorale. Strategia politica? Gelosie di Fini e co.? Non ci è dato saperlo, tuttavia la "Sua" presenza è tutt'altro che umbratile, anzi tangibilissima nel simbolo del neopartito. Il manifesto per un buon 40% appare come una sorta di istruzioni per l'uso della cabina elettorale, semplice, immediato anche per l'elettorato meno raffinato, cresciuto con pane, amore e Fede, telenovelas e Grande Fratello.
La frase e il motto, invece, sono per forza di cose riservati alla parte più acculturata dell'elettorato del centro destra, a coloro che guardano Studio Aperto, o meglio ancora, il TG5 e sono al corrente della gravissima situazione in cui il precedente governo ha portato l'Italia.
Tuttosommato è evidente che la forza di questo messaggio sovrasta di una spanna le rifressioni metapolitiche di Veltroni. E' nel pieno spirito della propaganda elettorale.

Trilogia Veltroniana

















Iniziamo dunque con il nostro amico Walter, che ci si propone con volto sorridente (non però privo di chiaroscuri) affermando con decisione chiare sentenze. Con la ferma negazione che introduce ciascun messaggio ci conduce, quasi per mano, pedagogicamente, al di fuori dalla maledetta selva oscura della politica. E ci indica con la seguente imperativa affermazione la strada da seguire.
Parrebbero quasi aforismi, più che proclami elettorali, o meglio ancora le affermazioni del celeberrimo "Libro delle risposte". Cambiate l'Italia. Pensate a quale Paese. Voltate pagina.
E noi dunque voltiamo pagina, non prima però di spendere una parola sul motto del PD. Un'Italia moderna. Si può fare. Emerge tutta la pragmaticità autocelebrativa del nostro amato sindaco. Si può fare... buono a sapersi...



Sono... "Partiti"!

Mancano cinquantun giorni alle elezioni, e le nostre città iniziano sottovoce a parlarci attraverso i primi manifesti elettorali. E queste locandine, di varie misure, di varie fogge e colori, raccontano la storia della nostra politica: storia di vaghe promesse, di semplici demagogie, di incredibili successi raggiunti o di invereconde disfatte altrui. Tutto ovviamente sostenuto da immediate argomentazioni degne di un tema di terza media (... l'immancabile richiamo ai valori), e completato da un volto, da un simbolo di partito. In poche settimane questi fogli tappezzerano le città, padroni incontrastati di tabelloni pubblicitari, autobus, tram, cantieri edili e muri in genere.
Così sia, non ci resta che osservare, fotografare e commentare in maniera non-imparziale (l'unico modo umano del resto...) la silenziosa campagna elettorale che si svolge senza voce nelle strade, e che coinvolge chiunque, anche il cittadino più distratto alla cronaca politica.